domenica 31 marzo 2013

Quinto Fabio Massimo Verrucoso Napolitano, detto il Gambler-Temporeggiatore

A chi opera con calma, ogni cosa è chiara e sicura;
la 
fretta è sconsiderata e cieca.
Il generale, e dittatore romano, Quinto Fabio Massimo riuscì a infliggere ad Annibale attraverso una tecnica di guerriglia e di logoramento severe perdite. Il poverino però non ne ebbe ragione e, alla fine, passò alla storia non per le sue tecniche militari (che i suoi successori però usarono abbondantemente per vincere), ma per essere considerato un perditempo. Anche se non lo era affatto.
Le similitudini (en gros, ovviamente) col nostro presidente della Repubblica e con la situazione attuale sono interessanti.
Gli eserciti "romani" malmessi (piddì, piddielle, montiani) non riescono a coalizzarsi per attaccare e ricacciare là da dove è venuto lo sterminatore AnnibalGrillo e hanno affidato tutto al "dittatore" napoletano ("piena fiducia", qualunque cosa dica, faccia e perfino pensi).
Giorgio Quinto Fabio Massimo - a questo punto plenipotenziario - invece che aggredire frontalmente il barbaro che fa? Lo aggira, cerca di logorarne l'esercito. Come? Da un lato gli dà ragione: si può andare avanti con un governo anche dimissionario benché "non sfiduciato", aggiunge. Grida di giubilo nell'esercito di Annibale: "avevamo ragione! Ora arrendetevi!". Dall'altro lato però lo incastra (e incastra tutti gli altri) giocando d'astuzia con due mosse.
Da un lato benedicendo, momentaneamente, il governo monti, il più "europeista" e "filobanchieri" della storia, sostenuto per 14 mesi dal pd/pdl. Monti nelle prossime settimane dovrà vedersela con la famosa "Europa" e metterà sul tavolo tutte le misure che a Brussels e Francoforte gli imporranno e lì il pd/pdl ritroverà sintonia (volente o nolente).
Dall'altro lato creandosi due commissioncine ad uso proprio che gli serviranno per "captare" tutti i movimenti interni al pd/pdl/monti e, se il tempo e le notizie che gli passeranno lo consentiranno, procedere con un altro colpo a sorpresa: tirare fuori un nuovo mandatario di governo e stavolta non più "esploratore".
 D'altra parte quello che sta veramente a cuore al napoletano non è un governo ma che non si rimettano in discussione gli "impegni" assunti con l'europa e la nato (missioni estere, crisi mediorientale, basi militari in Italia, ecc.), nè si rimettano in discussione passaggi già accettati (Fiscal compact, pareggio di bilancio, ecc.). Se nei prossimi 15-20 giorni non ce la farà a fiaccare le resistenze dell'esercito di AnnibalGrillo e a riportare alla ragione (la sua ragione) il piddì anti "larghe intese" di bersani, non sarà grave. Perché sa che quella è una strada obbligata e che serve solo tempo per ottenere questi risultati.
E la prova del fuoco, quella veramente dirimente, sarà la trattativa per l'elezione del suo successore. Dopotutto, l'esercito del comico "cartaginese" è un problema, ma secondario visto che comincia ad essere inviso a molti di quelli che l'hanno votato. Il problema, quello vero, quello che impedisce le "larghe intese" è l'ingombrante presenza del burlesque che è talmente ingombrante che per quanto siano "larghe" le intese non si riesce a infilarcelo dentro.
 Anche in questo caso il tempo aiuta. Più ne passa più dovrebbero riprendere i maldipancia interni al pdl (a proposito il famigerato e "saggio" ex radicale quagliariello era tra i firmatari dell'appello "Italia popolare" nel dicembre scorso, una specie di corrente filomontiana dentro il partito del burlesque).
In ogni caso, se tutto va bene, entro fine anno dovrebbe arrivare la sentenza definitiva contro il burlesque per il processo Mediaset. Cioè interdizione dai pubblici uffici tra l'altro. Cioè la sua liquidazione politica. Insomma il generale plenipotenziario Giorgio Fabio Massimo non solo è un abile temporeggiatore ma anche un ardito giocatore d'azzardo. Passerà alla storia come Giorgio Cuntactor Gambler.

sabato 23 marzo 2013

Rimozione forzata


Il problema 

L'unico vero, serissimo, quasi irrisolvibile, problema che ha davanti il giovine esploratore Bersani per l'unico governo possibile - ovvero quello detto di "grande coalizione" (pd + pdl + montiani) - si chiama Berlusconi. E non intendo il suo partito, ma proprio la persona fisica.
Berlusconi è infatti diventato irresistibilmente, e per tutta una serie di ragioni, inviso:

  • agli Usa (caso Gheddafi in primis e amicizie putiniane in secondis nonché molto altro ancora); 
  •  ai tre padroni dell'UE cioè Inghilterra, Francia e Fermania (per la sua riluttanza, meglio: la riluttanza dell'ex ministro plenipotenziario Tremonti, alle politiche del "ce lo chiede la germania") 
  • alla marea montante degli ex berlusconiani, ex leghisti, ex rivoluzionari comunistoidi, ex piddini delusi, ex fascisti antifiniani, ex astensionisti e ogni altra categoria di "ex" possibile ed immaginabile oggi felicemente grillini. 
Le recenti disavventure giudiziarie del Silvio nazionale (processi di Milano, l'inchiesta sui due/tre milioni dati a quel pachiderma sempre sul punto di esplodere chiamato De Gregorio) lo rendono, per sovrammercato in questo momento, ancora più impresentabile (ammesso che sia possibile) di fronte a una opinione pubblica nazionale maggioritaria (pd e grillini). Insomma, proprio non se ne può parlare.

Il falso problema 

L'esplorazione di Bersani pertanto non è rivolta a verificare la possibilità di un accordo "tecnico" per un programma di "emergenza nazionale" con Casalgrillo (attraverso i suoi portavoce in parlamento, chiamati, erroneamente, senatori e deputati). Quello è un falso problema e non necessita di alcuna soluzione come tutti i falsi problemi. Bersani sa benissimo che è una cosa impossibile e che il "modello Sicilia" (Crocetta + Udc + Pd + M 5S) non è replicabile per alcune ragioni tecniche (il voto di fiducia che in Sicilia non vincola nulla visto che il Presidente si elegge direttamente) e, soprattutto, politiche. I grillini, infatti, vogliono assolutamente un governo di "grande coalizione" senza di loro perché non è questa la legislatura che gli interessa, ma la prossima, dove prevedono di arrivare primi assoluti se, e solo se, non si "contaminano " con la Kasta (pd, pdl e tutto il resto). E quindi il loro no ad un governo è assoluto.
L'esplorazione di Bersani va quindi in un'altra direzione: provare a vedere quanti pidiellini sono disposti (con o senza l'avallo del loro presidente) a votargli la fiducia. Si tratterà di capire cioè come avere un governo di "grande coalizione" senza avere tra i piedi Berlusconi. Un governo con numeri tali da assicurare alcune misure necessarie di sopravvivenza del sistema e ritardare il più possibile il momento in cui tutto andrà in malora o perfino annullare questa possibilità, e cioè:

  • non suscitare le ire della Trojka e del loro dio unico (il mercato/spread); 
  • calmierare in qualche maniera le turbolenze di un elettorato di cui si sta perdendo il controllo (con misure ad effetto ed altre reali ed incisive tipo reddito di cittadinanza, pagamento aziende fornitrici della P.A., aumento pensioni minime, riduzione costi della politica ecc.); 
  • evitare deragliamenti del sistema democratico. 

La soluzione al problema 

Se il capo del Pdl non fosse Berlusconi ma, poniamo, Monti o qualcuno più presentabile, domani sera avremo un governo.
Siccome a capo di quel partito c'è invece il suo fondatore e leader carismatico tutto diventa difficilissimo. A meno che Berlusconi non scompaia dalla circolazione: arrestato, di sua sponte (magari con un lasciapassare per Mosca o qualche altra promessa seria sulla sua incolumità fisica ed economica) oppure abbandonato da una parte dei suoi parlamentari. Liberato il campo dal macigno tutto diventerebbe più semplice. Ed è per questo che sono convinto che si lavori in questa direzione e non in altre. La "neutralizzazione" di Berlusconi, ma non dei suoi parlamentari che invece dovrebbero essere cooptati in un governo, è la sfida che ha davanti a sè, prima ancora che Bersani, Napolitano.
L'affidamento di un incarico esplorativo al primo è solo prendere tempo. Napolitano sa che è difficile e, secondo me, sta già lavorando ad un nuovo governo "del Presidente" con un altro personaggio "super partes" ma non troppo (magari un tipo come Renzi). Un governo tecnico-politico, chiamiamolo così, con nomi belli, presentabili, affidabili e che siano contemporaneamente garanzia per la trojka, per gli americani e che soddisfino nel più breve tempo possibile esigenze diffuse senza manomettere equilibri internazionali (militari e finanziari soprattutto).
Andare ad elezioni tra sei mesi, con questa o un'altra legge elettorale, in condizioni di instabilità politica tanto evidenti significa non un salto nel buio, significa il caos greco. E un paese di sessanta milioni di abitanti non è maneggevole come uno di meno di dieci milioni (già una bella fatica peraltro).
Non conviene a nessuno. Manco a Casalgrillo.
O forse no.

venerdì 15 marzo 2013

Supersicilia

Il professor Antonio Zichichi in un momento di relax

Il professor Zichichi, fisico di chiara fama, da qualche mese Assessore regionale ai Beni culturali in Sicilia, pare sia in procinto di essere estromesso dalla vivacissima e rivoluzionaria giunta Crocetta.
Si potrebbe pensare che venga "licenziato" per scarso rendimento o forse per divergenze politiche o forse ancora per raggiunti limiti di età (ha quasi 84 anni). Niente di tutto questo. Zichichi se ne va per ben altre ragioni: sta cercando di dimostrare la teoria del "Supermondo".
Una cosa serissima, una teoria rivoluzionaria che, se confermata (e noi non abbiamo alcun dubbio che venga confermata, ovviamente), potrebbe farci rimettere tutto in discussione: tanto per cominciare fare capire a tutti, finalmente, che i neutrini vanno più veloce della luce.
Sconvolgente.
Ovvio, a questo punto, che la ricerca del Supermondo venga prima della gestione dei Musei o dei siti archeologici.
A meno che non si dimostri che gli Assessori della giunta Crocetta vanno e vengono più veloci dei neutrini (e quindi della luce). A quel punto l'ipotesi di Zichichi sarebbe confermata in loco: non saremmo più in presenza della Sicilia ma della Supersicilia.
E il professore non se ne andrebbe mai più.

Qui l'imperdibile intervista su Supermondo, Assessorato, Politica, Scienza e altri formidabili argomenti di riflessione.

lunedì 11 marzo 2013

Qualche noiosa Elucubrazione sul Movimento 5 Stelle ad uso dei perplessi


Del manicheismo rivoluzionario. 

Possiamo fare tutta la satira che vogliamo, tutta la polemica che ci pare ma la questione non cambia: il M5S è un partito, a suo modo, rivoluzionario e antisistema. Pertanto l'idea di ridicolizzarlo o biasimarlo perché non si vuole alleare con nessuno non è una idea particolarmente brillante.
Non lo è perché la storia della democrazia in Italia (e non solo in Italia) ci offre diversi esempi di comportamenti del genere. Ad esempio - tanto per dirne una che può sembrare una provocazione - una delle cause della scissione del Psi nel '21 è data proprio dalla scelta (o meno) di cercare alleanze con i partiti "borghesi". All'epoca il Psi, essendo un partito rivoluzionario, non doveva, in alcun modo, allearsi con le forze liberali del Regno. Fine dell'esempio e ritorno alla questione.
L'idea alla base di un partito rivoluzionario e antisistema è molto semplice e si chiama "manicheismo", ovvero l'idea è che il mondo si divide in due parti tra loro inconciliabili: il bene e il male, i buoni e i cattivi. Impossibile, quindi, per un "buono" allearsi, in qualunque circostanza, con un "cattivo". Ne va, ancor prima della sua credibilità, la sua ragion d'essere morale. Non c'è machiavellismo che tenga. Nessun compromesso: o si vince o si perde. Il fine ultimo di una visione manichea della vita, della storia, della politica è solo uno: la vittoria e la sradicazione del "male". Non il cambiamento quindi, ma la "rivoluzione".
 Si può discutere sulla bontà della divisione, si può discutere sulle ragioni morali di chi si ritiene "buono", ecc. ma su una sola cosa, credo, non ci sono spazi di discussione: se uno è manicheo va trattato da manicheo.

Ladri. 

Ora, il caso del Movimento di Grillo/Casaleggio e Associati a me pare inequivocabilmente il caso di un partito manicheo. E la rappresentazione che il Movimento fa della politica italiana è chiarificatore: il M5S non si allea con nessuno dei partiti esistenti per la semplice ragione che questi sono il "male" (che hanno portato al disastro l'Italia, per usare le parole di Grillo). La divisione in due parti dell'universo-mondo però stavolta non poggia su ragionamenti socioeconomici storicizzati assai noti (ricchi vs poveri, borghesi vs proletari, capitalisti vs salariati, ecc.). La sua divisione del mondo è più semplice e universalistica e, perfino, atemporale: ladri contro derubati. E questa diade è straordinariamente efficace poiché nessuno vuol passare per ladro mentre tutti vogliono passare per vittime. In un'epoca di tramonto di ideologie, in cui le "classi" sociali definite marxianamente si fatica a trovarle (o a riconoscervisi, il che è ancora peggio), in cui tutto è "liquido" (per dirla con Baumann) e quindi in continuo e velocissimo movimento, l'unica cosa che pare resti ferma è appunto quella divisione atavica senza tempo e senza spazio: ladri contro non ladri.
In Italia la cosa è cominciata con la Lega ("Roma ladrona") come tutti ricordiamo. Ma con la Lega il manicheismo non aveva il carattere universalistico del Movimento 5 Stelle. Aveva, intanto, una impostazione "territorialista" pertanto non esportabile oltre Firenze al massimo e, in secondo luogo, una visione ancora legata ad elementi "economici": una divisione fondata tra chi "produce" (il nord laborioso, il derubato) e chi vive sul lavoro altrui (il sud, il ladro, il parassita).
Oggettivamente, un manicheismo assai indigesto a tre quarti dell'Italia.

Purezza e contaminazione. 

Il M5S non ha fatto l'errore di avere una dimensione territoriale e neppure quello di legare la sua divisione del mondo ad una divisione economica. Grillo e Casaleggio, al contrario, non sono interessati a queste cose. Per i due la dimensione è potenzialmente universale e non si basa né su rapporti di produzione né su territori. Si basa sul superamento di queste (e di tutte le altre) dimensioni e sull'"armonia" del tutto (il video "Gaia" di Casaleggio è esplicativo al massimo grado in questo senso, vedi il link sotto). Questa armonia del tutto (non più proletari contro borghesi, ma onesti contro corrotti, siano essi capitalisti o salariati) potrà avvenire soltanto con una palingenesi sociale radicale, con una rivoluzione totale basata sul "chi non è con noi è contro di noi". La battuta di Grillo circa la sua intenzione di avere il 100% dei voti è più che una battuta: è, pertanto, un obiettivo politico. Ma per ottenerlo l'unica maniera è quella di non contaminarsi, restare "puri" e, al contrario, di contaminare. Si può spiegare in questo modo la logica del voto favorevole solo ed esclusivamente a proposte o del M5S stesso o che siano compatibili con esso. Non è prevista la conversione del Movimento ad altre idee, ma la conversione di altre idee (e uomini) a quelle del Movimento. I puri contaminano con la loro purezza; non è data altra alternativa, pena la distruzione dell'idea e con essa del suo profeta, il Movimento. Rebus sic stantibus se il Movimento non rifiuta la Democrazia parlamentare, la Costituzione, a parole, la rifiuta nei fatti. Poiché un sistema "democratico" è per definizione un sistema basato sulla "contaminazione" delle idee e, perfino, delle ideologie: tutti prendono qualcosa da tutti, accettano la relatività delle loro posizioni, le discutono e arrivano a quello che è la chiave di volta del sistema: il compromesso basato sulla discussione, cioè sul "parlamento" in senso etimologico, cioè a dire sul "parlare" delle questioni. Non sull'accettazione del "o così o niente". Quest'ultima dimensione non ha nulla, ovviamente, di democratico; ha tutto invece del totalitario.
L'allontanamento di elementi "eretici" dal Movimento (rei di avere contestato metodi - a loro dire - poco democratici), l'attacco all'art. 67 della Costituzione (il divieto di mandato imperativo), l'assoluto rifiuto di qualunque accordo con i rappresentanti del "male" (i partiti) e la minaccia di abbandono da parte dei fondatori del Movimento se questo si alleasse con altri, testimoniano, a mio parere, il carattere inequivocabilmente manicheo, rivoluzionario e antisistema (pertanto antidemocratico) del Movimento. 

Quel che resta alla fine delle elucubrazioni. 

L'epoca che viviamo in Europa è quella che è: mancano certezze, punti di riferimento condivisi, le ideologie di sinistra (intendo quella non convertitasi al liberismo) dispongono di aderenti che si contano col pallottoliere, il modello economico capitalista nel quale viviamo - con o senza correttivi - ha smesso da tempo di distribuire ricchezza e distribuisce povertà, l'emergere di nuove potenze economiche minaccia il nostro modus vivendi, i flussi immigratori creano disarticolazioni sociali nelle nostre consolidate strutture eccetera, eccetera, eccetera. Tutto questo unito ad una, largamente diffusa, rappresentazione delle democrazie - nate sulle basi della Rivoluzione Francese - come luogo di ladrocinio istituzionalizzato e di sentina di ogni male è il terreno di coltura migliore per il nascere, crescere e diffondersi di idee aut aut: semplici, efficaci e ansiolitiche basate, come si diceva priva, sul meccanismo "noi siamo i buoni e gli altri i cattivi".
Di fronte a questo panorama le prospettive sono poche, due al massimo. O le democrazie riescono ad autoriformarsi prendendo dagli "antisistema" ogni suggerimento praticabile per rendere il "sistema" meno odioso agli occhi di chi lo vuole morto (e perfino agli occhi di lo guarda con disprezzo) oppure rinunciano, da sé o per consunzione, ad essere democrazie.
E non è per niente scontato che la seconda ipotesi sia remota.

Qui il video "Gaia" della Casaleggio e Associati


lunedì 4 marzo 2013

Il divieto di mandato imperativo. Due dialoghi


Conclusione del post di Beppe Grillo del 3-3-2013 "Circonvenzione d'incapace":
"Viene concesso al parlamentare libertà preventiva di menzogna, può mentire al suo elettore, al suo datore di lavoro, senza alcuna conseguenza invece di essere perseguito penalmente e cacciato a calci dalla Camera e dal Senato."


PRIMO DIALOGO: CON MANDATO IMPERATIVO 

Profeta: Deficiente, traditore! Come hai potuto tradire gli elettori, il partito che ti ha eletto, votando contro l'abolizione del finanziamento ai giornali???? Come? Comeeeee?
Eletto: perdonami, perdonatemi tutti, hai ragione ho votato contro. Ma ho un motivo...
Profeta: Taciiiii miserabile!!!!! hai tradito! non sei degno!
Eletto: Aspetta volevo dire qualcosa... Sai, sapete, ho pensato - ascoltando altri in Parlamento -che se aboliamo il finanziamento ai giornali, a tutti i giornali, chiuderanno anche quelli che sono indipendenti, sai, quelli che non sono di proprietà di un padrone cha ha molti soldi, magari piccoli giornali, con cooperative di giornalisti, che fanno cose buone e che comunque tentano di sfuggire all'omologaz....
Profeta: BASTAAAAAAA!!!!! Tu pensi?! Tu pensi?! Tu devi solo votare quello che ti abbiamo detto di votare e nient'altro!
Profeta (rivolto ai carabinieri): Arrestatelo ha violato il contratto con gli elettori, con i suoi datori di lavoro! E Prendetelo a calci.

SECONDO DIALOGO: SENZA MANDATO IMPERATIVO

Profeta: Deficiente, traditore! Come hai potuto tradire gli elettori, il partito che ti ha eletto, votando contro l'abolizione del finanziamento ai giornali???? Come? Comeeeee?
Eletto: Senti, stai calmino e non mi disturbare, sto leggendo, non vedi?
Profeta: Eeeeh?! Come osi rivolgerti a me così? Come? Noi, IO, ti ho fatto eleggere!!! Noi siamo i tuoi padroni!! Noi!!! Devi ubbidire! e basta! Basta, hai capito? Ubbidire a noi, al partito, a me!! Al programma che hai sottoscritto!
Eletto: Ho cambiato idea. Se aboliamo il finanziamento a tutti i giornali resteranno quelli in mano ai ricchi, con sempre meno notizie e sempre le stesse e quelli che vivono di soldi pubblici, che padroni non hanno, nemmeno il loro pubblico, possono così pubblicare il cazzo che gli pare. Notizie, in ogni caso, che sarebbero perdute se non fossero pubblicate da loro che non debbono rispondere a nessuno: nè a partiti, nè a padroni, nè alla pubblicità e neppure al "popolo". E' chiaro? A me va bene così.
Profeta: Sei pazzo, pazzo, pazzo e traditore: c'è la Rete per le notizie vere, quelle del popolo!!! Basta la Rete!!!
Eletto: Hai ragione e infatti abbiamo esteso il finanziamento pubblico pure ai giornali sulla Rete. Ora, cortesemente, fammi finire di leggere.
Ciao.
Profeta: Ciao.

venerdì 1 marzo 2013

In favore della "Casta"

Avevamo il sospetto che si sarebbe parlato come prima cosa di "riforme" in nome della "ggente". E che queste riforme sarebbero state essenzialmente mirate a punire aspramente il luogo principe della rappresentanza, cioè il Parlamento. E quindi via con la riduzione del numero dei parlamentari, con la modifica delle competenze delle due camere (che al momento sono eguali in poteri), di taglio dei "privilegi" ecc. ecc. ecc.
NOI NON CREDIAMO CHE SI DEBBA RIDURRE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI.
NOI NON CREDIAMO CHE SI DEBBANO MODIFICARE I POTERI E I RAPPORTI TRA LE DUE CAMERE
NOI NON CREDIAMO CHE I VARI BENEFITS DEI PARLAMENTARI VADANO RUBRICATI SOTTO LA VOCE "PRIVILEGI"
Noi non crediamo a tutto questo perché la Costituzione italiana è nata dalle macerie di uno dei più liberticidi e criminaloidi sistemi politici del 900. E i costituenti - per buona parte persone che avevano vissuto la marginalità politica, l'esilio, il carcere, l'olio di ricino e le manganellate - NON volevano saperne manco a brodo di avere un sistema parlamentare ma ancora meno una costituzione "debole"; ed erano letteralmente terrorizzati dall'idea che il primo cretino con gli stivali, o col cerone, o con l'accento emiliano, o tra una battuta e l'altra, grazie ad una maggioranza risicata trasformasse in dittatura un traballante, scassatizzo ma pur sempre democratico sistema quale doveva essere la Repubblica italiana.
I costituenti erano talmente terrorizzati da questa idea che misero in costituzione un numero spropositato di parlamentari e si assicurarono di fornir loro un grande numero di benefits così da estirpare dalla loro testa anche il più minuscolo desiderio di servitù verso un altro probabile salvatore della patria.
E non convinti di questo istituirono un sistema di approvazione delle leggi (specie di quelle costituzionali) farraginoso e lungo, perché erano terrorizzati dall'idea che il primo cretino con gli stivali, o col cerone, o con l'accento emiliano, o tra una battuta e l'altra, e una maggioranza risicata riportasse indietro, a colpi di maggioranze, l'orologio della libertà.
E misero una cane da guardia ringhiosissimo alla Carta: la Corte costituzionale. Nella speranza che se anche il parlamento avesse approvato leggi incostituzionali, queste venissero annullate e non dal "popolo" (nel quale avevano poca fiducia, visto che il "popolo" aveva portato al potere un cazzone con gli stivali per poi impiccarlo per gli stivali) ma da un comitato di membri della "casta" il più possibile impermeabili alle acque nere antidemocratiche.
E infine misero una legge elettorale proporzionale pura nella speranza che il sistema si frammentasse il più possibile ed evitasse che il primo cretino con gli stivali, o col cerone, o con l'accento emiliano, o tra una battuta e l'altra, creasse un partito unico.
Quel sistema in qualche modo ha funzionato: né un fascista come Segni alla presidenza della Repubblica, né un autoritario democristiano come Fanfani, né un guitto padrone di tv, giornali e banche come Berlusconi, sono riusciti a mettere davvero in crisi questa democrazia, scassatizza forse ridicola - ma né più né meno di quelle d'oltralpe - ma solida, che chiamiamo Repubblica italiana.
Immaginate solo per un momento un Parlamento di 400 persone in mano a un imprenditore televisivo autoritario e megalomane cosa avrebbe potuto significare. Chiudete gli occhi e immaginate.
Se oggi siamo tutti qua a discutere liberamente sulla politica, sull'economia, su san remo e sul papa, non lo dobbiamo alla nostra straordinaria intelligenza e capacità di analisi: lo dobbiamo ai costituenti e al loro terrore di ritornare in qualche campo di concentramento o in qualche isola del mediterraneo, dove, vale pena ricordarlo non erano in vacanza ma privi delle più elementari libertà.
 Cerchiamo di ricordarlo quando tutto ci fa schifo.
Perché è meglio uno scilipoti beota in parlamento, un miserabile numeretto in mezzo ad altri 950, che uno scilipoti potestà di Messina.