sabato 26 aprile 2014

Grillo, il Pci, il "sorpasso" e la storia che si ripete.


Nella foto: Marx in un riuscito travestimento di Grillo
Pare che quasi tutti i sondaggi elettorali (riferiti alle elezioni europee) in questi 
giorni certifichino un sostanziale assestamento del Pd intorno al 30-32%, una crescita del M5S (adesso tra il 24 e il 27%) e un drastico ridimensionamento di Forza Italia (oggi tra il 17 e il 20%).
Al solito tutti gli altri partiti hanno variazioni molto alte (nel tempo e a seconda dell'Istituto di sondaggi che effettua l'indagine) ma tutti non raggiungono, in nessun caso, consensi a due cifre. Siccome manca ancora un mese alle elezioni, di cose ne possono capitare tante e l'unico sondaggio che avrà valore e certezza sarà il risultato finale delle consultazioni, ovviamente.
Ciononostante, ormai la tendenza generale sembra consolidata: è una corsa a tre. E in questa corsa uno dei corridori ha un obiettivo chiaro, ed è quello di scalzare dal primo posto il Pd. A questo punta il movimento di Grillo e, dopotutto, è anche una cosa fattibile. Cinque punti di differenza possono anche essere conquistati se si fa una campagna elettorale in cui il leader si spende e si spande come ha già fatto lo scorso anno ottenendo risultati del tutto sorprendenti.
Il fatto è che, paradossalmente, una "vittoria" di Grillo alle europee (cioè a dire il "sorpasso" del Movimento sul partito di Renzi) l'unico risultato serio che otterrebbe, in termini di politica nazionale, sarebbe quello di obbligare il Pd, e i suoi attuali alleati di governo, a un nuovo accordo - stavolta ancora più stringente di quello del Nazareno - con il partito di Berlusconi. Di fatto è del tutto plausibile che Forza Italia - a seguito di elezioni in cui il M5S diventi il primo o il secondo partito con distacco minimo dal Pd - entri nella maggioranza e dismetta i panni dell'opposizione.
Il perché di questo paradosso è presto detto.
Renzi e Berlusconi (e Napolitano primo fra tutti) non vogliono elezioni anticipate né ora né tra un anno; specie con la legge elettorale, di fatto proporzionale pura, attualmente in vigore dopo le modifiche effettuale dalla Corte Costituzionale. E non vogliono andarci neppure con l'Italicum - ammesso che si approvi definitivamente - poiché il rischio che Berlusconi abbia una rappresentanza parlamentare ridicola è un deterrente potentissimo per lui (e anche per Renzi). Soprattutto non vogliono elezioni anticipate fino a che la "bomba" grillina non sia disinnescata. E per disinnescarla ci vuole tempo.
Per un altro verso Renzi ha in cantiere una serie di "riforme" (costituzionali e di vario genere, che Napolitano non vede l'ora di promulgare) cui ha legato definitivamente il suo nome. Queste sono prodromiche al suo futuro politico di leader incontrastato e sa benissimo che sono fattibili solo con l'aiuto di Berlusconi. Senza Berlusconi niente futuro politico: Renzi verrebbe divorato da Grillo e ancora prima dal suo stesso partito.
I due sono legati a filo doppio, come si vede, e nessuno dei due lavora contro l'altro, anzi lavorano assieme per contenere il grillismo dilagante a dispetto delle polemichette giornaliere che li coinvolgono.
In ogni caso anche se il M5S restasse, come è nei sondaggi, soltanto il secondo partito non cambierebbe nulla: fa paura lo stesso e ne fa tanta. Il Movimento, malgrado la novità Renzi e malgrado le polemiche che lo accompagnano dal giorno dopo le elezioni del 2013 (il mancato appoggio a Bersani, le ridicole questioni sugli "scontrini" da rimborsare, le ambivalenti posizioni sull'immigrazione, le esplusioni/dimissioni di diversi parlamentari, le presunte posizioni razziste/antisemite, ecc. ecc.)  non solo non dà alcun segno di ridimensionamento ma, anzi, sondaggi alla mano, dà segni contrari: di espansione.
In queste condizioni l'unica cosa da fare, per Renzi, Berlusconi e Napolitano, è allungare il brodo, temporeggiare e mandare avanti con più lena di prima le famose (o famigerate) "riforme".
Il risultato delle elezioni europee, come noto, infatti non modifica manco di una virgola le forze in gioco nel Parlamento italiano e le "riforme" si fanno là dentro non in quello europeo.
Pertanto, superata la prima settimana di entusiasmo da parte dei grillini che ci inonderanno di grida al complotto contro di loro e di tradimento di Napolitano che non scioglierà le camere a seguito della loro affermazione, Renzi, Berlusconi e Napolitano torneranno, con maggiore e più convinta azione, al gran lavorio sulle "necessarie riforme per ammodernare il Paese".
Il processo subirà una accelerazione ancora maggiore di quella ricevuta dall'avvento di Renzi al governo e qualcuno vivrà felice e contento e qualche altro no. Fra tre o quattro anni ci si rivede alle urne per le elezioni politiche italiane.
D'altra parte qualcosa del genere è già successo. Nel 1984 il Pci - aiutato anche dalla drammatica morte di Berlinguer - vinse le elezioni europee con il famoso "sorpasso" sulla Dc.
A parte il comprensibile entusiasmo di tanti militanti che si misero pure le mutande rosse come fosse capodanno (salvo poi diventare liberisti qualche anno dopo), tutto andò come prima, anzi meglio di prima, per il Pentapartito guidato da Craxi. Tanto per dire: il governo Craxi in quello stesso anno tagliò di tre punti la contingenza (elemento su cui si innestò la successiva abrogazione della scala mobile), il Pci perse il referendum per l'abrogazione del taglio dei tre punti di contingenza, Craxi stesso rimase Capo del governo per altri tre anni e il Pentapartito sopravvisse al "sorpasso" per altri otto.
La storia si ripete due volte diceva Hegel. Marx aggiunse che la prima volta è tragedia e la seconda è farsa.
E' per questo che il M5S è guidato, avvedutamente, da un comico.