lunedì 11 marzo 2013

Qualche noiosa Elucubrazione sul Movimento 5 Stelle ad uso dei perplessi


Del manicheismo rivoluzionario. 

Possiamo fare tutta la satira che vogliamo, tutta la polemica che ci pare ma la questione non cambia: il M5S è un partito, a suo modo, rivoluzionario e antisistema. Pertanto l'idea di ridicolizzarlo o biasimarlo perché non si vuole alleare con nessuno non è una idea particolarmente brillante.
Non lo è perché la storia della democrazia in Italia (e non solo in Italia) ci offre diversi esempi di comportamenti del genere. Ad esempio - tanto per dirne una che può sembrare una provocazione - una delle cause della scissione del Psi nel '21 è data proprio dalla scelta (o meno) di cercare alleanze con i partiti "borghesi". All'epoca il Psi, essendo un partito rivoluzionario, non doveva, in alcun modo, allearsi con le forze liberali del Regno. Fine dell'esempio e ritorno alla questione.
L'idea alla base di un partito rivoluzionario e antisistema è molto semplice e si chiama "manicheismo", ovvero l'idea è che il mondo si divide in due parti tra loro inconciliabili: il bene e il male, i buoni e i cattivi. Impossibile, quindi, per un "buono" allearsi, in qualunque circostanza, con un "cattivo". Ne va, ancor prima della sua credibilità, la sua ragion d'essere morale. Non c'è machiavellismo che tenga. Nessun compromesso: o si vince o si perde. Il fine ultimo di una visione manichea della vita, della storia, della politica è solo uno: la vittoria e la sradicazione del "male". Non il cambiamento quindi, ma la "rivoluzione".
 Si può discutere sulla bontà della divisione, si può discutere sulle ragioni morali di chi si ritiene "buono", ecc. ma su una sola cosa, credo, non ci sono spazi di discussione: se uno è manicheo va trattato da manicheo.

Ladri. 

Ora, il caso del Movimento di Grillo/Casaleggio e Associati a me pare inequivocabilmente il caso di un partito manicheo. E la rappresentazione che il Movimento fa della politica italiana è chiarificatore: il M5S non si allea con nessuno dei partiti esistenti per la semplice ragione che questi sono il "male" (che hanno portato al disastro l'Italia, per usare le parole di Grillo). La divisione in due parti dell'universo-mondo però stavolta non poggia su ragionamenti socioeconomici storicizzati assai noti (ricchi vs poveri, borghesi vs proletari, capitalisti vs salariati, ecc.). La sua divisione del mondo è più semplice e universalistica e, perfino, atemporale: ladri contro derubati. E questa diade è straordinariamente efficace poiché nessuno vuol passare per ladro mentre tutti vogliono passare per vittime. In un'epoca di tramonto di ideologie, in cui le "classi" sociali definite marxianamente si fatica a trovarle (o a riconoscervisi, il che è ancora peggio), in cui tutto è "liquido" (per dirla con Baumann) e quindi in continuo e velocissimo movimento, l'unica cosa che pare resti ferma è appunto quella divisione atavica senza tempo e senza spazio: ladri contro non ladri.
In Italia la cosa è cominciata con la Lega ("Roma ladrona") come tutti ricordiamo. Ma con la Lega il manicheismo non aveva il carattere universalistico del Movimento 5 Stelle. Aveva, intanto, una impostazione "territorialista" pertanto non esportabile oltre Firenze al massimo e, in secondo luogo, una visione ancora legata ad elementi "economici": una divisione fondata tra chi "produce" (il nord laborioso, il derubato) e chi vive sul lavoro altrui (il sud, il ladro, il parassita).
Oggettivamente, un manicheismo assai indigesto a tre quarti dell'Italia.

Purezza e contaminazione. 

Il M5S non ha fatto l'errore di avere una dimensione territoriale e neppure quello di legare la sua divisione del mondo ad una divisione economica. Grillo e Casaleggio, al contrario, non sono interessati a queste cose. Per i due la dimensione è potenzialmente universale e non si basa né su rapporti di produzione né su territori. Si basa sul superamento di queste (e di tutte le altre) dimensioni e sull'"armonia" del tutto (il video "Gaia" di Casaleggio è esplicativo al massimo grado in questo senso, vedi il link sotto). Questa armonia del tutto (non più proletari contro borghesi, ma onesti contro corrotti, siano essi capitalisti o salariati) potrà avvenire soltanto con una palingenesi sociale radicale, con una rivoluzione totale basata sul "chi non è con noi è contro di noi". La battuta di Grillo circa la sua intenzione di avere il 100% dei voti è più che una battuta: è, pertanto, un obiettivo politico. Ma per ottenerlo l'unica maniera è quella di non contaminarsi, restare "puri" e, al contrario, di contaminare. Si può spiegare in questo modo la logica del voto favorevole solo ed esclusivamente a proposte o del M5S stesso o che siano compatibili con esso. Non è prevista la conversione del Movimento ad altre idee, ma la conversione di altre idee (e uomini) a quelle del Movimento. I puri contaminano con la loro purezza; non è data altra alternativa, pena la distruzione dell'idea e con essa del suo profeta, il Movimento. Rebus sic stantibus se il Movimento non rifiuta la Democrazia parlamentare, la Costituzione, a parole, la rifiuta nei fatti. Poiché un sistema "democratico" è per definizione un sistema basato sulla "contaminazione" delle idee e, perfino, delle ideologie: tutti prendono qualcosa da tutti, accettano la relatività delle loro posizioni, le discutono e arrivano a quello che è la chiave di volta del sistema: il compromesso basato sulla discussione, cioè sul "parlamento" in senso etimologico, cioè a dire sul "parlare" delle questioni. Non sull'accettazione del "o così o niente". Quest'ultima dimensione non ha nulla, ovviamente, di democratico; ha tutto invece del totalitario.
L'allontanamento di elementi "eretici" dal Movimento (rei di avere contestato metodi - a loro dire - poco democratici), l'attacco all'art. 67 della Costituzione (il divieto di mandato imperativo), l'assoluto rifiuto di qualunque accordo con i rappresentanti del "male" (i partiti) e la minaccia di abbandono da parte dei fondatori del Movimento se questo si alleasse con altri, testimoniano, a mio parere, il carattere inequivocabilmente manicheo, rivoluzionario e antisistema (pertanto antidemocratico) del Movimento. 

Quel che resta alla fine delle elucubrazioni. 

L'epoca che viviamo in Europa è quella che è: mancano certezze, punti di riferimento condivisi, le ideologie di sinistra (intendo quella non convertitasi al liberismo) dispongono di aderenti che si contano col pallottoliere, il modello economico capitalista nel quale viviamo - con o senza correttivi - ha smesso da tempo di distribuire ricchezza e distribuisce povertà, l'emergere di nuove potenze economiche minaccia il nostro modus vivendi, i flussi immigratori creano disarticolazioni sociali nelle nostre consolidate strutture eccetera, eccetera, eccetera. Tutto questo unito ad una, largamente diffusa, rappresentazione delle democrazie - nate sulle basi della Rivoluzione Francese - come luogo di ladrocinio istituzionalizzato e di sentina di ogni male è il terreno di coltura migliore per il nascere, crescere e diffondersi di idee aut aut: semplici, efficaci e ansiolitiche basate, come si diceva priva, sul meccanismo "noi siamo i buoni e gli altri i cattivi".
Di fronte a questo panorama le prospettive sono poche, due al massimo. O le democrazie riescono ad autoriformarsi prendendo dagli "antisistema" ogni suggerimento praticabile per rendere il "sistema" meno odioso agli occhi di chi lo vuole morto (e perfino agli occhi di lo guarda con disprezzo) oppure rinunciano, da sé o per consunzione, ad essere democrazie.
E non è per niente scontato che la seconda ipotesi sia remota.

Qui il video "Gaia" della Casaleggio e Associati


1 commento:

  1. L'articolo non è affatto noioso.
    Ritengo tuttavia che esso tenda a sopravvalutare gli elementi soggettivi e, invece, a sottovalutare "la forza delle cose" che a mio avviso è determinante.
    Il sistema di potere italiano sta collassando inesorabilmente.
    Il motivo è semplice: sono finiti i soldi.
    Niente soldi = niente consenso.
    In questa situazione, che il re è nudo lo può gridare qualsiasi bambino.
    Tutti gli italiani sanno da molto tempo e per esperienza diretta che i nostri politici sono talmente corrotti da far schifo alla mafia.
    Grillo è il bambino che lo sta gridando forte.
    Ma sono gli italiani a volere che questa verità venga urlata.

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