venerdì 31 gennaio 2014

Il PUPU, lo SPUTO e le "Grandi Riforme": one people, one state, one president.


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Il PUPU, Partito Unico del Pensiero Unico (cioè il Piddì e tutto quello che è alla sua destra, alla sua sinistra e al suo centro ad esclusione di un gruppetto di giovini ribaldi con le idee un poco confuse) continua la sua avanzata travolgendo uomini e cose verso la meta finale: lo Stato del Pensiero Unico Taumaturgico Onniscente (SPUTO).
La meta è a pochi passi e si tratta ormai soltanto di formalizzare una situazione di fatto.
La società europea, e quella italiana non fa eccezione, è infatti una società politicamente divisa in due parti: una - maggioritaria - che ha accettato in toto o in larga parte il Pensiero unico dominante (liberista in economia, atlantista in politica estera, formalmente democratico nella sua ispirazione ma di fatto oligarchico e antidemocratico) e un'altra parte - minoritaria - variopinta, frammentata e raccogliticcia che ha dentro di tutto: neofascisti, nazionalisti patriottardi, comunisti di ogni ordine e grado, grillini e, insomma, tutto quello che in qualche modo - e a suo modo - si oppone al Pensiero unico.

Il modello di riferimento

Il modello ispiratore dello SPUTO è, naturalmente, la patria della democrazia moderna, cioè gli USA. Uno stato dove l'elettorato attivo è una minoranza della popolazione avente diritto, dove vige il bipartitismo perfetto, dove un parlamento di qualche centinaio di persone legifera nel nome di una popolazione di centinaia di milioni di individui e dove un governo iperdecisionista affronta qualunque tema e argomento dello scibile umano attraverso la figura del Presidente dell'Unione: una specie di autocrate con poteri pressocché illimitati e largamente dipendente da una moltitudine di gruppi di pressione industriali, militari e bancari.
Il bipartitismo perfetto statunitense ha due caratteristiche essenziali. La prima è quella di essere un bipartitismo del tutto formale: le politiche economiche, quelle sociali e la politica estera dei due partiti (Repubblicano e Democratico) sono, infatti, pressocché identiche da almeno un quarantennio. La seconda è che questi due partiti esistono non perché la popolazione elettorale abbia deciso così, ma perché il sistema elettorale è confezionato per evitare che altri partiti possano nascere.
Il modello dello SPUTO Usa esercita, in Italia ma non solo in Italia, un fascino straordinario e una irresistibile attrazione. Per vari motivi.
Il primo motivo è quello che si tratta di un modello semplificatore che funziona: a fronte di una società complessa e magmatica ("liquida" per dirla con Bauman) c'è un potere politico solido, ideologicamente compatto e rapido nelle decisioni.
Il secondo motivo è che lo SPUTO mantiene la forma democratica (e anche la sostanza in qualche caso, esempio i diritti umani) e l'idea della rappresentanza pur riducendo al minimo le due cose.
Il terzo motivo è che è facile da capire per una massa elettorale sempre meno interessata alla politica e sempre più attratta, per esempio, dai social network: si capisce subito chi comanda (almeno apparentemente) ed è facile alzare, all'occorrenza, il dito indice per indicare il capro espiatorio o battere le mani per acclamare il salvatore della patria.
Questi motivi stanno alla base di una idea molto forte che ha fatto presa presso tutti i partiti che abbracciano l'ideologia del Pensiero Unico: l'idea è quella che una società moderna complessa può essere governata solo con un deficit di democrazia e di rappresentanza. Cioè attraverso una struttura istituzionale focalizzata sul potere esecutivo che deve essere rapido ed efficiente nelle decisioni, abbassare al minimo (l'optimun è lo zero assoluto) le conflittualità dentro gli organi istituzionali e garantire la continuità delle politiche fondamentali del Pensiero Unico indipendentemente dal cambio di maggioranze elettorali.

Un modello bello.

In Europa, per ragioni storiche e politiche, questo modello è pressocché ormai stabilizzato in tutti i paesi maggiori; manca all'appello l'Italia, come tutti i suoi abitanti, ritardataria per definizione.
L'esistenza, nel nostro paese, per circa un cinquantennio, di un potentissimo (elettoralmente e non solo) Partito (sedicente) comunista, a differenza degli altri paesi dove il partito di sinistra era normalmente non comunista ma socialdemocratico (il volto bonario e grassottello del liberismo perfettamente personificato da una nullità come Martin Schulz), ha reso il nostro avanzare verso l'applicazione dello SPUTO lento e zoppicante. Non perché gli ex (sedicenti) comunisti non fossero convinti che fosse la cosa giusta da fare ma perché sembrava una cosa brutta, nel giro di qualche mese, ammainare la bandiera rossa e issare quella a stelle e strisce.
Si è, pertanto, dovuto aspettare qualche annetto. Giusto il tempo che qualche dirigente ed elettore (sedicente) comunista morisse e che si spegnesse la memoria delle feste dell'Unità dove si vendeva il "libretto rosso" di Mao, l'opera omnia dei discorsi del compagno Ceausesco, il "Capitale" versione tascabile e dove ci si commuoveva con la colonna sonora degli Inti Illimani al grido collettivo di "el pueblo unido jamas sera vencido".
Ma non è stato tempo perso, perché, nel frattempo, è venuta a completarsi la trasformazione sociale e politica della popolazione che è divenuta quasi interamente - ed entusiasticamente - liberista-consumista e che ha provato sulla sua pelle l'ebrezza del vento del cambiamento portato dalla caduta del muro di Berlino e, più precisamente e recentemente, le gioie della tv LCD, dell'iphone a rate, dei viaggi low cost prenotati su Internet e, insomma, di tutto quel ben di dio che è il capitalismo moderno.
Una società in movimento (come si dice), terziarizzata e frammentata socialmente ed economicamente, col "popolo delle partite Iva", con un sindacato sempre più in difesa, con un numero divertente di figure contrattuali finto autonome o finto salariate (dipende dai punti di vista) ma con una unica idea fissa in testa: il mondo non può essere cambiato, va per conto suo, tanto vale adeguarsi.
La incontenibile potenza di questa idea è stata solo parzialmente (e poco significativamente) ridotta da quasi cinque anni di crisi economica, come dimostra il fatto che alle scorse elezioni politiche il PUPU (Piddì, Piddielle e consorziati più i centristi duri e puri) ha ottenuto quasi il 70% dei voti alla Camera.
A fronte di questa situazione sociale, come si diceva all'inizio, c'era la necessità di adeguare, finalmente, anche l'impianto istituzionale.
Cioè andare dritti verso la forma stato SPUTO: bipartismo, centralità dell'esecutivo e marginalizzazione di ogni formazione politica (piccola o grande che sia) oppositrice del Pensiero unico liberista.

Facciamolo anche noi.

L'accelerazione di queste settimane data al processo di riforma dell'ordinamento dello stato italiano da repubblicano, democratico e parlamentare a oligarchico, decisionista e autocratico è, dunque, perfettamente comprensibile e, da un certo punto di vista, ovvio.
La scelta dei tempi è anch'essa assolutamente ottima poiché diffusissima e maggioritaria è ormai divenuta l'idea che i mali di questa Italia in crisi non siano dovuti ad un modello economico sconclusionato basato sul liberismo ma agli sprechi della politica, all'"arretratezza" della legislazione sul lavoro (senza l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, come si è visto, l'Italia ha ritrovato un rinascimento economico grandioso), alla corruzione e ad altre comiche stronzate del genere. Pertanto "ora o mai più" oppure "o si cambia o si muore". Insomma le "Grandi riforme" - come ci ripete con l'insistenza di un pappagallo il presidente di tutti Napolitano - vanno fatte "qui ed ora".
In queste condizioni, la legge elettorale in questi giorni in discussione in Parlamento è il primo, necessario, passaggio verso lo SPUTO: la ipersemplificazione del panorama politico necessaria a garantire una maggioranza di governo ad una delle due incarnazioni del PUPU (il piddì e il frastagliato ma, al momento del bisogno, coeso "centrodestra") e la cloroformizzazione di ogni altra formazione politica non aderente al Pensiero unico.
I successivi passaggi, possibilmente prima delle elezioni ma non necessariamente, prevedono la fine del bicameralismo perfetto, la riduzione dei parlamentari e il semipresidenzialismo (con conseguente, straripante, iperpersonalizzazione della politica). Il tutto confezionato nel nome della "governabilità" e della "necessità" di ammodernare il paese.
Il risultato finale, a breve scadenza, sarà uno stato riconducibile non più ad un Parlamento con partiti e posizioni politiche diverse, ma ad un uomo che, vinte le elezioni, rappresenterà il popolo e lo stato stesso, secondo la formula statunitense "one people, one state, one president".
Che in tedesco suona pressappoco così " Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer".

6 commenti:

  1. Sono arrivato a questo blog per strani giri.
    E' il miglior articolo che ho letto diverso da quelli della "stampa" italiana, sempre allineata e prona!
    Con poco parafrasere arriva al punto!
    i miei complimenti.
    giuseppe

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  2. In altri tempi avrei atteso l'arrivo della locomotiva rossa, oggi carica di cittadini stellati e politici rastrellati. Oggi, invece, vado alla Walmart a raccogliere i punti della spesa nel minor tempo possibile, usando ed abusando cibi chimici a stellestrisce per permettermi un corso di tedesco al "gete istitut" che mi costerà pochi eurodollari, perché oggi come oggi, non si sa mai... e quindi meglio trovarsi pronti al ritorno dei "ne"-fasti del passato. Buona serata e... "Ile Itler".

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  3. Caro Anonimo, sono ammirato dalla sua capacità di adattamento ai tempi (tristi) che viviamo.
    Lei è un esempio per tutti.

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  4. Io mi chiedo cosa tu ci faccia rintanato nella tua casa di Palermo e perché non stai su un palcoscenico a raccontarle all'italiano "basso", quello medio si è ahimè estinto.
    (Applausi)

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