mercoledì 29 maggio 2019

LA COMPLESSITÀ E LA NECESSITÀ DI SEMPLIFICARE LA COMPLESSITÀ

E LA (QUASI) SCOMPARSA DELLA SINISTRA





Il quadro generale
Io credo che tutte, o quasi, le spiegazioni sul risultato (atteso) delle elezioni europee in Italia siano ragionevoli e sostenibili.
Mi riferisco, quando parlo di risultato, alla pressocché scomparsa di qualunque cosa possa definirsi "sinistra" dalla scena della rappresentanza politica e alla contemporanea divisione in due dell'elettorato.
Da una parte forze di destra con una chiara vocazione autoritaria (formalmente ossequiosa ai valori liberali e costituzionali) e una altrettanto chiara vocazione liberista con tratti corporativisti (Lega e FdI).
Dall'altra forze di un'altra specie di destra. Ondivaghe, altalenanti, incerte che tentano di trovare sintesi tra pulsioni autoritarie e rispetto di regole liberali e tra liberismo, protezione sociale e diritti civili eppure, malgrado queste contraddizioni, in grado di attirare, con vicende alterne, grandi consensi (PD, Fi, M5S).
Le spiegazioni sul perché la sinistra (intendo quella cosidetta "radicale" che in realtà altro non è altro ormai, tecnicamente, che socialdemocrazia politica e keynesismo economico) non riscuota più alcun successo elettorale sono note.
Vanno dalla scarsa/inesistente presenza sul territorio (specie quello più disagiato delle periferie) alla scarsa visibilità mediatica, alla confusione programmatica, all'assenza di leader in grado di convogliare su di sé attenzioni, alla tradizionale litigiosità tra formazioni sempre più atomizzate e sempre più conflittuali.
Considero queste ragioni difendibili, fondate, anche se non completamente vere. In ogni caso non bastanti a spiegare la scomparsa dalla scena politica di quel tipo di sinistra.
Sì, è vero la sinistra non ha più radicamento territoriale. Però non ne aveva neppure il M5S e men che meno la Lega al di sotto della linea gotica. Come è possibile che queste forze in poco tempo siano diventate dominanti sulla scena politica? Non convince neppure completamente la visibilità mediatica. Il M5S per lungo tempo è stato letteralmente "oscurato" dai media e malgrado questo è diventato uno dei partiti più importanti di questo paese. Come convince poco dire che la sinistra ha programmi incomprensibili. Chiunque abbia letto un programma di partito (vincente) sa benissimo quanto quei programmi siano illeggibili e, non raramente, sconclusionati.
Insomma, le ragioni note sono convincenti ma si prestano a obiezioni altrettanto fondate.
Deve esserci qualcos'altro che, aggiungendosi a queste motivazioni, spieghi meglio il perché della scomparsa della sinistra.

Società complesse e partiti semplificatori
Io ho l'impressione che a queste ragioni ne manchi una (a mia conoscenza). E riguarda un fatto sociale, non politico. Il fatto sociale è che quella sinistra rispecchia - nel modo di porsi, nel modo di ragionare, nel modo di comportarsi - una specificità delle società contemporanee nelle quali viviamo. Ovvero la estrema complessità dei problemi che la caratterizzano e la estrema complessità del suo funzionamento. La sinistra è complessa da capire come la società nella quale viviamo e sconta un problema serio di comprensione.
Cerco rapidamente di spiegarmi meglio con qualche esempio.
Alla domanda che si fanno in molti "che facciamo di fronte a questi flussi migratori biblici?" un leghista risponde in maniera semplice: "chiudiamo le frontiere. Ne va della nostra sicurezza sociale e della nostra identità". Uno di quella sinistra cui mi riferisco comincia invece un sermone infinito sullo sfruttamento da parte del capitale sui poveri della terra, sul fatto che gli occidentali creano guerre ad hoc per rubare risorse naturali a chi le ha, sul fatto che le migrazioni storicamente ci sono sempre state e siamo tutti imbastarditi, sul fatto che non è vero che gli immigrati rubano lavoro o case popolari o vettovaglie dalla cambusa perché in realtà ci arricchiscono con la loro cultura, ecc. ecc. Secondo me, ovviamente, è tutto verissimo. Ciononostante il ben noto pastore abruzzese, il bracciante lucano, la casalinga di Treviso e, aggiungo, il regista romano, il disoccupato di Riace, lo studente di Enna o l'imprenditore di Saluzzo di fronte alla risposta secca e assertiva del leghista e a quella chilometrica di quello di sinistra, preferisce la prima. Se non altro perché non ha molto tempo a disposizione visto che ciascuno deve, rispettivamente, pascolare le pecore, irrigare i broccoli, spolverare la credenza, girare un film, cercare un lavoro su internet, studiare per l'esame, telefonare al commercialista.
Un altro esempio? Alla domanda "se mi entra un ladro in casa che devo fare?" un leghista risponde "sparagli". Uno di sinistra, invece, sgrana un rosario che non finisce più. E via dunque con il "bisogna vedere caso per caso", non possiamo diventare giustizieri della notte, i ladri sono il prodotto di una società basata sullo sfruttamento, forse non era un ladro ma il tecnico dell'ascensore. A fronte di queste alternative il pastore abruzzese e tutto il resto della comitiva preferisce la risposta del leghista.
Ovviamente.
E dico ovviamente perché è del tutto naturale che un essere umano di fronte alla complessità scelga risposte e azioni semplici che semplifichino quella complessità. Lo facciamo tutti. Ogni giorno. Su qualunque cosa. Nessuno si è mai letto il bugiardino dell'aspirina che si prende per il mal di testa e men che meno si è preso la briga di capire quale è il meccanismo per il quale l'aspirina ha un effetto benefico in certe condizioni. Gli basta che il dottore gli abbia detto che funziona. Nessuno legge i contratti di assicurazione della sua automobile. Gli basta che il suo agente gli dica che è tutto a posto.
Ora, la nostra società è di una complessità che disarma chiunque. Non c'è argomento dello scibile umano che non richieda per essere non dico capito, ma anche solo interpretato alla meno peggio, una conoscenza approfondita di quell'argomento. Quanti di noi, ad esempio e visto che il tema è da prima pagina, conoscono la differenza che c'è tra Consiglio d'Europa e Consiglio europeo? Quanti hanno idea di cosa sia il 5G? Quanti sono in grado di discorrere con competenza di come funziona un inceneritore e del ciclo dei rifiuti? E, soprattutto, quanti sono in grado di padroneggiare tutti questi argomenti e i mille altri che compongono la nostra quotidianità? Pochissimi probabilmente. Forse nessuno. Bisognerebbe studiare giorno e notte per anni per venire a capo di tre o quattro cose in maniera approfondita. E non si sarebbe neppure sicuri di averlo fatto bene perché al fattore complessità si aggiunge il fattore velocità. Non passa giorno che un qualsiasi capitolo della conoscenza umana non segni cambiamenti di rilievo che rivoluzionano o cambiano profondamente lo stato della conoscenza stessa.
Ecco, la questione sociale di fondo sta in questo.
C'è oramai una specie di saturazione rispetto alla complessità ed alla velocità. Circola, ho la forte impressione, una esigenza insopprimibile di mettere ordine, di rallentare, di semplificare, di capirci qualcosa o, in alternativa, di trovare qualcuno di cui fidarsi che abbia risposte pronte e semplici da capire a problemi che non si capiscono.

La sinistra complessa e complicata. Che fare?
I più grandi partiti, ormai tutti di destra (con questa espressione indico tutti quelli liberisti o vicini al liberismo indipendentemente dalle loro posizioni in fatto di diritti civili), lo hanno capito da tempo. E si comportano in maniera conseguente. Usano slogan facili per problemi complicati. Usano il linguaggio comunicativo della pubblicità moderna, lo spot, per indicare una soluzione, una via d'uscita a problemi reali o immaginari in ogni caso complessi.
Quel che resta della sinistra non fa questo.
Oppone alla complessità altra complessità.
Cerca di spiegare il suo punto di vista servendosi di analisi spesso sofisticate. Non interessa qui discutere quanto siano giuste o sbagliate quelle analisi, interessa segnalare in che modo quella sinistra risponda ad una esigenza di semplificazione della conoscenza. Risponde con la complessità.
E perde consenso (o, il che è lo stesso in queste condizioni, non ne acquista) a vantaggio di chi propone semplificazione e semplicità.
Se questo è vero si pone allora una domanda essenziale: in queste condizioni come si riesce ad evitare la morte della sinistra? Basta allinearsi al linguaggio semplificatorio degli altri magari opponendo ai loro slogan altri slogan di segno contrario? No, ovviamente.
Credo che l'ultima cosa da fare sia questa. Rinunciare ad un pensiero complesso che cerca di capire la complessità è una specie di tradimento politico e intellettuale.
Penso piuttosto che sia necessario qualcosa che accade già anche se in maniera estemporanea, non pensata, non chiara.
Fare fronte comune, non disperdersi, rinunciare per quanto possibile alla conflittualità gruppuscolare (e crespuscolare), percorrere le vie del mutualismo popolare che PaP sta cercando di rendere metodo per reinsediarsi nei territori, non rinunciare alla rappresentanza politica mai.
Sarebbe bella cosa comprendere che l'estinzione della sinistra, della sua idea fondativa e della sua ragione di esistere, cioè la giustizia sociale, non è un problema personale ma collettivo.
L'assenza sulla scena politica di una identificabile forza che ponga al centro della sua azione la giustizia sociale non è un fatto di folklore o di tradizione che per ragioni di pura conservazione della memoria non va dispersa.
E' fare sparire dal senso comune una idea, un riferimento politico e morale, che è stata alla base del miglioramento delle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone da due secoli a questa parte.
E', in altre parole, una sciagura sociale.

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