mercoledì 4 febbraio 2015

Il discorsetto di insediamento del Presidente Mattarella. Qualche elemento di riflessione.

Il Presidente saluta con entusiasmo il fotografo
Ad occhio e croce mi pare di potere dire che il discorso di insediamento del
nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia stato unanimente salutato con grande favore. Perfino i sempre meno numerosi parlamentari manichei grillini - uomini e donne che sanno dove sta il Bene e la Verità (cioè dalla loro parte) - si lasciano andare alla commozione e al positivo saluto. Per tacere di tutto il resto del panorama politico/mediatico di largo consumo: gli osanna si sprecano, i battimani provocano spellature che son quasi escoriazioni e i sorrisi di soddisfazione sono incontenibili. Insomma il discorso di insediamento del Presidente conferma oltre ogni ragionevole dubbio che si è cambiata pagina e che tutto andrà per il meglio. Adesso, si può dormire tutti più tranquilli.

Il fatto è che, a mio parere, il discorsetto del Presidente profuma di stantio tanto quanto quelli dei suoi immediati predecessori. Non solo non vi si trova nulla di nuovo, ma vi si trova tanto di vecchio, di già visto e sentito e, decisamente, in linea con le aspettative di chi lo ha eletto: cioè il Capo del Governo e pezzi e pezzettini di partiti sedicenti all'opposizione o diversamente al governo. Tutti uniti da una unica ideologia: quella del liberismo in salsa europeista.
In effetti il sermone presidenziale - nella sua impostazione ideologica chiaramente liberista-atlantista - non si discosta di un millimetro dall'impostazione di fondo che hanno il  Partito democratico e Forza Italia (il partito unico al governo in Italia e, sotto altri nomi, in quasi tutti gli altri paesi maggiori europei) in temi essenziali per la vita di un paese, ovvero la politica economica e quella estera. Qualche passaggio del discorso presidenziale dovrebbe aiutarci a capire meglio la questione.

Economia: tutto a posto.
Il Presidente, parlando di economia, dice "la lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine." E, fin qui, aria fritta. La parte importante arriva quando parla di come risolvere, o almeno tentare di risolvere, la catastrofe. A questo proposito il Presidente aggiunge, convintamente, che "l'urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte."
Quindi, per capirci, vanno fatte le famose "Riforme" per risolvere la crisi. In effetti, come noto a tutti, la crisi che "ha aumentato ingiustizie, povertà" eccetera eccetera è un tipico prodotto del sistema politico ed economico italiano che è incapace di dare "risposte adeguate alle sfide che abbiamo davanti". Non si è trattato - come erroneamente pensavamo in molti - degli effetti di un capitalismo speculativo e animalesco oltre ogni immaginazione. La crisi non è nata, si è sviluppata e infine esportata in mezzo mondo dagli Stati Uniti. Non è il frutto avvelenato di un sistema economico-finanziario globale votato a predare uomini e cose in un crescendo di bulimia insensata. No, è che siamo arretrati noi. Quindi dobbiamo fare le Riforme. Quali riforme? Il Presidente non lo dice. Ma, proprio perché lo dice, appare chiaro ed evidente che le Riforme sono quelle del governo Renzi/Berlusconi. E cioè, tanto per dire, Jobs Act e consequenziale diminuzione dei - già pochi - diritti di qualche milionata di lavoratori. Nel nome delle "risposte adeguate alle sfide che abbiamo davanti". Grazie a queste "riforme" saremo  in grado di dare "risposte adeguate alle sfide che abbiamo davanti". Apposto.

Ma la sequela di banalità del discorsetto presidenziale, condito da un continuo sostegno al governo Renzi/Berlusconi, non finisce certo qua. Sempre in tema di economia il Presidente fa presente che "va alimentata l'inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa" e per questo "e' indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo. Nel corso del semestre di Presidenza dell'Unione Europea appena conclusosi, il Governo - cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro - ha opportunamente perseguito questa strategia."
Chiaro? Per ricapitolare, e senza tanti giri di parole morotei, la questione è semplice: da un lato va bene, anzi benissimo, avere costituzionalizzato - per esempio - il pareggio di bilancio (una delle eresie più demenziali mai scritte in una carta costituzionale) che, notoriamente, serve al "consolidamento finanziario" dall'altro lato va ancora meglio il cosidetto Piano Junker, quella robetta da gioco delle tre carte che si è inventato il marpione lussemburghese per un fantomatico piano di investimenti europei. Perché, cari miei, l'Europa ha in mano le chiavi per uscire dalla crisi e queste chiavi però, chissà perché, non le usa. Ma, evidentemente, grazie ai buoni uffici del prode Renzi, l'Europa cambierà atteggiamento. Anzi, come si vede, lo sta già facendo.
Non vale la pena manco commentare oltre queste dichiarazioni frutto di un assoluto appiattimento sulle posizioni del pensiero unico dominante in fatto di economia. Non c'è neppure l'ombra, non dico di una contestazione di principio, ma neppure di una timida critica. La strada intrapresa è quella giusta e lui non si sogna neppure di discuterla.

Riforme o morte.
Sul fronte delle Riformissime (cioè quelle costituzionali) - cioè quelle per le quali il suo predecessore s'è impegnato fino allo stremo (stremando tutti peraltro) - la musica non cambia. Stessa sonata: appoggio incondizionato al riformatore per eccellenza, il famoso duo Renzi/Berlusconi. Nelle parole del Presidente: "E' significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un'ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l'auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia."
Qui il linguaggio tipicamente democristiano, moroteo, arzigogolato, sfuggente e chiarissimo allo stesso tempo, raggiunge vette degne di nota. Il Presidente fa presente che lui non vuole entrare "nel merito" delle riforme (in primis la sostituzione dell'attuale Senato con quel mostro costituzionale che è una seconda Camera costituita da consiglieri regionali i cui poteri non si capisce quali siano e a che servano). Aggiunge però, un microsecondo dopo, che "auspica" che questo percorso si concluda il prima possibile.
Per ammodernare la nostra fatiscinte deocrazia, si capisce.
Quindi, fuori dai moroteismi politichesi, Mattarella è prontissimo a firmare la riforma del bicameralismo italiano così come l'hanno confezionata i noti giureconsulti Boschi, Verdini et similia.
Che poi costituzionalisti non proprio al livello di Verdini (tipo Zagrebelsky o Rodotà) sull'argomento poco ci manca e si danno fuoco in piazza, non importa. La strada è quella giusta. Percorriamola assieme serenamente e pacatamente.

L'attacco alla civiltà.
Sulle questioni internazionali più stringenti (terrorismo, immigrazioni che sono ormai esodi e guerre regionali pronte per diventare mondiali) non manca, il Presidente, di ribadire il già ribadito da tutti. E quindi il "terrorismo" è una minaccia globale e va combattuta globalmente. Cioè forza Nato e vai con le bombe sui dittatori sanguinari terroristi che oltraggiano la faccia della terra. Perché, vorrei ricordarlo io visto che il presidente s'è dimenticato di dirlo, per ogni Saddam che scompare ne nascono altri dieci.
Naturalmente non si tratta di una guerra di religione, ci mancherebbe, si tratta di qualcosa di molto più grave. Si tratterebbe nientepocodimeno che di un attacco "ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza." Cioè un attacco all'Occidente che di questi valori è l'unico portatore. Cioè a quella parte del mondo storicamente la più pacifica, la meno propensa alle colonizzazioni sanguinarie e predatorie e la più tollerante verso le minoranze (tanto da avere inventato e alimentato fino all'altro ieri pogrom e Olocausti per tutti i gusti). Insomma l'Occidente è in pericolo e occorre avere risposte adeguate.
Chiedersi per quale motivo ci sia gente più o meno impazzita che taglia teste ad occidentali o cominciare a chiedersi seriamente cosa spinga esseri umani a trasformarsi in demoni, non se ne parla neppure. Peraltro assimilare ai tagliatori di teste chiunque non la pensi come la pensa il favoloso Occidente è invece prassi consolidata, di buon senso e democratica. Insomma tutto come al solito: da una parte c'è il bene, l'Occidente che non ha nulla da capire e da farsi perdonare, e dall'altra c'è tutto il resto, la bestialità assoluta.
Come si vede, anche qui, grandi passi avanti nello sforzo di comprensione del mondo.

Uniti verso la meta: l'Europa.
Infine la questione dell'Europa. Va bene essere italiani, va bene coltivare lo spirito unitario "dal Nord a Mezzogiorno", va bene tutto ma non dimentichiamo che è l'Europa il futuro, è l'Europa quella in grado di vincere le "sfide globali" ci ricorda il Presidente. Pertanto "la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio." E quindi, cerchiamo di essere seri, prima si chiude la fase degli stati nazionali e meglio è per tutti. Peccato che lo spirito unionista europeo sia incarnato dalla Bce o dal ministro delle finanze tedesco e dalle multinazionali che in Lussemburgo hanno uno dei loro paradisi fiscali creato ad hoc dall'attuale presidente della Commissione. Peccato che stiano rifiorendo, ovunque, movimenti nazionalistici con tendenze nazistoidi proprio perché in  molti vedono nell' "orizzonte europeo" una specie di sadica macchina di impoverimento generalizzato e pensano che sia il nazionalismo l'unica alternativa. Peccato che quasi tutti i partiti politici oggi al governo in Europa siano totalmente succubi del "mercato" e che orientino ogni singola scelta a seconda delle "reazioni" di questo nuovo dio e misurino la bontà delle loro riforme a seconda il gradimento che i grandi potentati finanziari multinazionali mostrano comprando o vendendo titoli di stato. Peccato che non si sia tenuto conto di tutto questo nell'indicare la via dell'unione politica europea. Peccato perchè, assai probabilmente, proprio queste ragioni stanno facendo vacillare le fondamenta della costruzione europea.

Chiudiamola qua.
Certo il discorso presidenziale non si è limitato alle cose che ho ricordato qui; non vorrei passare per uno che legge o ascolta solo le cose che gli fanno piacere. Il Presidente ha infatti parlato del cancro della corruzione quale disgrazia nazionale da debellare senza infingimenti, della necessità di una lotta alle "vecchie e nuove mafie" che deve essere decisa e coerente, ha parlato anche della necessità di assicurare ai giovani il "diritto allo studio" perchè esso equivale al diritto di essere liberi. E ha detto parecchio altro di condivisibile. Il fatto è che non è stato né il primo né il solo a parlare di queste cose nè dal pulpito dal quale parlava né da altri pulpiti. E dire che era doverosissimo spendere qualche parola pure su questi argomenti in un discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica mi pare il minimo.
Ci mancherebbe pure che uno che sta per firmare leggi, che scioglierà Camere, che è capo delle Forze armate, che presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, glissi su questi temi.
Non è che ci si può felicitare perché lo abbia fatto, sarebbe stato, come minimo, comico che non lo facesse. E siccome l'obiettivo di quanto scritto non era attirare l'attenzione sulle ovvietà del discorso del Presidente (cosa sulla quale invece i quattro quindi dell'universo hanno scritto e continuano a scrivere) quanto quello di mostrare che di "nuovo" da questo Presidente non c'è da aspettarsi nulla in tema di cose serissime, mi sono limitato a commentare alcuni passaggi passati quasi inosservati.
Giusto perché non avevo niente di meglio da fare e perché mi annoiano i peana.

Per chi fosse interessato di seguito il collegamento al testo del discorso di insediamento del Presidente Mattarella: messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del giuramento